lunedì 21 dicembre 2009

Se continui a fare i capricci, ti mando al nido!!!!! (2)

riporto uno stralcio di un articolo interessante letto sulla Repubblica di Venerdì (oppure qui), un interessante spunto che rimette in discussione la necessità di mandare i figli al nido per farli socializzare:

"..a questi bambini viene chiesto fin dalla più tenera età di diventare dei soggetti sociali, di vivere in comunità. Esperienza che stimola al massimo le loro competenze, se l' asilo o il nido sono validi, e che supplisce alla loro condizione di figli unici, ma che li porterà poi nell' adolescenza ad avere un bisogno assoluto del gruppo degli amici. E quella capacità di socializzare che rassicura tanto le mamme e i papà nell' infanzia, fa paura invece nell' adolescenza. Perché capita che poi a questi bambini e adolescenti risulti insopportabile stare da soli, nelle ore dei compiti e dello studio, e quindi pur di sentirsi in contatto studiano con la tv accesa, e Msn pronto a captare messaggi e segnali dall' esterno... "

L'affermazione e' del professore Matteo Lancini professore di Psicologia dell' adolescenza all' università Bicocca di Milano.
Estrapolata dal contesto sembra un sillogismo (?) tipo ".se rubi le amarene dall'albero poi da ragazzo rubi le autoradio e poi le macchine da grande.." ( giuro che me lo disse mio padre.. non si sbagliava..sono finito a lavorare in banca), però è interessante sia perché porta un punto a sfavore del nido che sembra sempre la scelta migliore proprio perché permette ai bimbi di socializzare ed imparare fin da subito a stare con gli altri, poi perché pone la tv accesa e il Messenger come strumenti di un adolescente socialmente attivo e non di un ragazzo associale. Se penso alla mia esperienza personale e a come vedo i figli di amici, mi sembra che la televisione accesa sia di default il sottofondo di molte case, quindi se la mamma legge il giornale e il papà cucina mentre ascoltano la tv, allora il bimbo gioca e poi da adolescente fa i compiti sempre con la tv accesa. Io studiavo con la radio, eppure ho frequentato solo l'ultimo anno di scuola materna.
Quando sento lamentarsi degli adolescenti che studiano con chat, blog, facebook e quant'altro ribatto sempre dicendo che e' molto simile al modo in cui si lavora oggi, spesso si ha più di uno schermo davanti, uno per lavorare uno per vedere la mail che arrivano e a cui bisogna rispondere, poi c'e' il cellulare, il telefono fisso e in fine il lavoro standard sulla scrivania, tutto da gestire in contemporanea senza perdere il filo nei vari passaggi. Mi preoccupa di più che mia figlia non sappia starsene da sola, che non si basti, che debba essere in gruppo per esprimersi o peggio per sentirsi sicura. Questo si che mi fa paura.

da About a Boy: http://www.youtube.com/watch?v=csvImP2UUns

4 commenti:

sicampeggia ha detto...

Grazie papex: articolo interessantissimo però... brhhhh, che paura!
Mi ricorda il disagio provato quando, da mamma "nutritiva"*, ho letto: "e' curioso notare come le prime risposta materne tendano a conformare i modi con i quali il bambino, più tardi, cercherà di consolarsi dalle frustrazioni. l'ipernutrito chiederà qualche cosa di buono da mangiare:- mi dai una caramella?-. e, molti anni dopo, una sigaretta, un bicchiere di wisky."*
Fila che è una meraviglia. Però così è troppo facile. I bambini sono davvero in balia di meccanismi causa effetto così banali?
E allora noi genitori che stiamo a fare?
Mio figlio ha tredici mesi e non ha mai usato antibiotici, si diverte ad accendere e spegnere il pc allo stesso modo che con un pezzo di legno quando lo scuote a mò di clava, sta tutto il giorno con me ma quando siamo tra estranei dimostra chiare tendenze a socializzare.
Fanno paura gli indicatori della deprivazione materiale, che però è appunto "materiale". Se anche non riuscissimo a creare una società più equa, perchè non insegnare ai nostri figli la tolleranza e il rispetto per chi non vive come noi, ma meglio o peggio?!
La palla ripassa sempre ai genitori: non credo che Tea, con un papà come te, arriverà all'adolescenza senza desiderare e riuscire a stare bene con se stessa, quando ne avrà bisogno, asilo o non asilo.
La nostra società non è a misura di bambino, è vero, ma perchè non la vogliamo neanche noi tale; immagina che il genio della lampada ti proponga di scegliere tra due opportunità, la prima: Tea potrà essere una persona realizzata, di successo, ricca con tutto ciò che ne consegue; la seconda: Tea vivrà in un mondo in cui sarà felice e realizzata anche se dovesse finire a fare la spazzina. Adesso, sinceramente, cosa sceglieresti?
Mio padre sosteneva che la sua generazione, a differenza di quella del padre non stava facendo nulla per i propri figli. Noi siamo peggio: nell’illusione di dare tutto il pensabile, tutto ciò che non abbiamo avuto (comprese le scarpe per gattonare) rischiamo di negare ai nostri figli quello che diamo per scontato possiedano di diritto. Quando ero piccola l’aria si poteva ancora respirare, i malati di tumore erano rarissimi, per non parlare degli allergici; ci raccomandavano di non accettare caramelle dagli sconosciuti ma mai s’era sentito parlare di pedofilia, giocavamo all’aperto insieme ad altri bambini. Come genitori di questo momento storico abbiamo il compito di spezzare questa interminabile rincorsa al benessere che tanto ci impegna, a noi è affidato l’onere di allevare una generazione che ritrovi un equilibrio con l’ambiente in cui vive, con le culture e le religioni altre dalle nostre, una generazione che impari di nuovo la continenza , l’equità, la sostenibilità e, perché no, il valore della rinuncia.
Tuttavia è un po’ quello che succede con i cambiamenti climatici: tutti ci rendiamo conto che è il caso di fare qualcosa ma nessuno è disposto ad iniziare. E’ l’annoso dilemma: meglio crescere un figlio in modo che possa realizzare una società migliore o dargli tutti gli strumenti necessari ad integrarsi perfettamente in questa nonostante, a tratti, faccia schifo? E si, perché fa schifo pensare che salute e istruzione si comprano un po’ come tutto il resto e che ce ne sono di modelli più cari e di altri più a buon mercato ma, tant’è.
Vabbè l’articolo è zeppo di spunti che a discuterne ci si potrebbe consumare una tastiera , sono pure uscita dal seminato e, oltretutto, mi sono intristita per cui ti saluto. Ciao ciao.

* “a piccoli passi”, Silvia Vegetti Finzi, Anna Maria Battistin.

si campeggia ha detto...

tornando alla questione nido penso due cose.
uno: i bambini fino a tre anni di età in realtà non interagiscono un granchè se si trovano insieme. Magari si osservano, si imbattono negli stessi giocattoli ma difficilmente giocano insieme. Questo mi pare di aver notato guardando anche il mio gigantino.
Due: (di questo sono sicura)è del tutto normale e indice di corretto sviluppo psicologico che gli adolescenti abbiano un bisogno assoluto di sentirsi parte di un gruppo di pari. Di solito e contemporaneamente, si manifesta anche il cosiddetto spirito di contestazione (anche esso indispensabile in questa fase) che porta i ragazzi a contestare e spesso criticare le figure fino ad allora considerate di riferimento, i genitori insomma.
in pratica il ragazzo sta costruendo la sua identità e per farlo deve "allontanare" i genitori mentre trova più congeniale e utile la vicinanza ai suoi pari, impegnati nella stessa attività. Il gruppo inoltre,in un momento di di disorientamento e dunque delicato, "contiene" il singolo, lo protegge. In pratica il caro vecchio concetto da amicizia nella sua versione più bella, che non sarà tanto una stupidaggine se, spesso, le amicizie più belle e durature risalgono proprio all'adolescenza.
Insomma stiamo calmi. Ciao ciao.

papex ha detto...

quandi leggo "i tuoi commenti alimentano il mio blog" penso a te...grazie...
il tuo secondo commento e' in linea con quello che penso anche io, anche se sento dire che al nido i bimbi imparano anche a non essere al centro del mondo a doversi un po' arrangiare a fare la fila e altre piccole regole, cose che cmq si possono imparare pure a casa se genitori nonni e tate si impegnano in tal senso. Il tuo primo commento e' strapieno di spunti che mi hanno occupato nelle passeggiate verso il lavoro e sotto la neve..e ti rispondo che per TEA spero che "da grande" qualsiasi lavoro e reddito abbia spero che si alzi la mattina con la voglia di conquistare la sua felicita', piuttosto che essere felice. Sulla nostra responsabilita' ambientale sul mondo che le sto consegnando, purtroppo ho le mie colpe e non ci sono scuse, speriamo che quando crescerà mi sgridi per bene

sicampeggia ha detto...

Ma figurati, grazie a te che mi dai interessantissimi spunti di riflessione.
comunque buon natale a tutti voi e un baciotto alla stellina. ciao, ciao.